Cristo e la Samaritana al pozzo, Battista Del Moro (Verona, 1514 – 1574) Cerchia di
Epoca:
Cinquecento/Seicento
Dimensioni:
in cornice cm. 138 x 116
Ubicazione:
Viale Giovanni Prati, 39Riva del Garda, (Trento) Italy
Descrizione
Scuola veneta della fine del Cinquecento
Cerchia di Battista d’Angolo, detto Battista Del Moro (Verona, 1514 – 1574)
Cristo e la Samaritana al pozzo
Fine secolo XVI
Olio su tela, cm. 122 x 101, in cornice cm. 138 x 116
Dettagli completi dell’opera d’arte: https://www.antichitacastelbarco.it/it/prodotto/cristo-e-la-samaritana-al-pozzo-del-moro
Il dipinto proposto, stilisticamente da collocare nel tardo Rinascimento veneto, è un’opera la cui composizione deriva da un dipinto di Angolo Battista Detto Battista Del Moro, ora perduto, tramandato a noi grazie all’incisione realizzata da Giacomo Valesio * (https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/1500340538).
L’episodio raffigurato, tratto dal Vangelo di Giovanni (Gv 4, 1-30), illustra il dialogo tra Cristo e una donna samaritana presso il pozzo di Giacobbe, nei pressi della città di Sicar, dal quale la donna ha appena attinto dell’acqua. Il tema (uno dei più frequenti nell’arte cristiana controriformista) celebrava i concetti precipui del Concilio di Trento: l’incontro con la samaritana ha il significato simbolico dell’innovazione portata da Cristo che offre la buona novella anche a chi non è considerato ebreo puro.
L’episodio evangelico trova in questa tela un’interessante traduzione sia in termini compositivi che di qualità pittorica; la scena è infatti arricchita da alcuni dettagli interessanti, tra i quali spicca il bassorilievo sulla base del pozzo raffigurante una figura muliebre e due mascheroni, il gusto nel descrivere la veste della Samaritana, ed ancora la scelta di trasformare un secchio per attingere l’acqua dal pozzo in un orcio riccamente lavorato.
L’opera è senz’altro da avvicinare alla bottega del veneto Battista Del Moro, figlio del pittore Altobello d’Angolo, di cui tuttavia non si conoscono opere; orbitò attorno al suocero Francesco Torbido, detto il Moro, da cui prese il soprannome che diverrà poi il cognome di tutta la famiglia, avendone sposato la figlia Margherita attorno al 1534-35. Lavorò al fianco di architetti e pittori come Andrea Palladio, Paolo Veronese, Domenico Brusasorzi, Paolo Farinati e Giovanni Battista Zelotti. Ebbe otto figli, di cui almeno quattro, tra cui Giulio e Marco, furono pittori.
A lungo sottovalutato e ricondotto, quasi ne fosse un seguace, sotto l’ala protettiva del più giovane Caliari, il pittore è stato finalmente oggetto di più attenti studi che ne hanno illuminato l’importanza nell’ambito della diffusione del manierismo nel Veneto: oggi il suo ruolo appare sempre più determinante non soltanto a Verona, dove con lui e il Brusasorci si crea una parlata manierista locale già prima della comparsa del Caliari, ma nel panorama veneto in generale.
Detto ciò, osservandone in dettaglio gli aspetti stilistici e compositivi nonché la raffinata esecuzione nella cura dei dettagli, siamo indotti a concludere che l’opera qui proposta provenga dalla bottega del maestro e da un autore immediatamente prossimo al suo operato.
CONDIZIONI: Le condizioni di conservazione dell’opera appaiono eccellenti, lo strato pittorico non presenta alcun tipo di problema, nonostante le dimensioni e l’epoca della tela.
Come ogni nostro oggetto, l’opera viene corredata di certificato di autenticità e scheda descrittiva.
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