XIX secolo
cm 136 x 203
Giulio Gorra (Cremona, 1832 – Torino, 1884)
Un episodio della Terza Guerra di Indipendenza: l’avamposto del Tonale del 1866
Olio su tela, cm 136 x 203
Con cornice, cm 153 x 220
Firmato e datato in basso a destra
Firmato sul retro del telaio
Bibliografia Cfr. Vedutismo e pittura di paesaggio nella Cremona dell’Ottocento. Da Piccio a Giulio Gorra, catalogo della mostra, Teche Edizioni, Milano, 2002, pag. 76, IV 32. Si veda anche l’incisione in Album della Guerra del 1866, 1866-67, Milano, Sonzogno, p. 21
Giulio Gorra, nato a Cremona nel 1832, fu un pittore la cui carriera artistica si colloca in un periodo cruciale della storia italiana, quello del Risorgimento e dei primi decenni dell’Italia unita. La sua produzione, pur abbracciando generi diversi, è particolarmente significativa per le sue opere di soggetto storico e per i ritratti che immortalano la nascente borghesia piemontese. La formazione artistica di Gorra iniziò a Cremona: apprese infatti i primi rudimenti di pittura dal padre, anch’egli pittore e decoratore. Il percorso di studi di Gorra venne portato avanti presso l’Accademia Carrara di Bergamo, dove fu allievo di Enrico Scuri. Conclusa la sua formazione artistica, il giovane pittore, nel 1857, si stabilì a Milano, dove trovò impiego come illustratore di giornali e libri e dove si avvicinò ai ferventi ideali politici garibaldini; nel 1859, Gorra militò infatti tra i volontari di Garibaldi – combatté al fianco del condottiero nella campagna per la liberazione del Trentino dalla dominazione austriaca –, illustrando, a pennello o a matita, vari episodi delle campagne militari che lo videro protagonista. Negli anni della maturità, si stabilì a Torino, città che sarebbe diventata il centro della sua attività. A Torino, Gorra entrò in contatto con l’ambiente artistico e culturale vivace della prima capitale italiana, che in quel periodo era un crogiolo di fermenti politici e sociali legati agli esiti del processo di unificazione. Gorra fu un esponente di quella pittura di storia che, nel clima risorgimentale, aveva lo scopo di celebrare gli eventi e gli eroi nazionali, contribuendo a forgiare l’identità e la memoria collettiva del neonato Stato italiano. Le sue tele storiche, spesso di grandi dimensioni, erano caratterizzate da una composizione solenne e da una cura meticolosa per i dettagli storici e i costumi, elementi che rispecchiavano l’influenza della pittura accademica dell’epoca. Accanto alla pittura di storia, Gorra fu un apprezzato ritrattista. La borghesia emergente e l’aristocrazia del Nord della Penisola si affidarono al suo pennello per essere immortalati. Nei suoi ritratti, Gorra mostrava una notevole abilità nel cogliere la fisionomia e, spesso, il carattere dei suoi modelli, restituendone un’immagine dignitosa e realistica. Questi ritratti sono oggi preziose testimonianze del vestiario, degli accessori e delle pose che caratterizzavano l’élite sociale del Piemonte e, più in generale, dell’Italia post-unitaria. Nonostante la sua produzione sia dominata dai generi del ritratto e della pittura storica, Gorra si cimentò anche nella pittura di genere e in alcune scene di vita quotidiana, sempre con una fedeltà al vero e un’attenzione alla resa dei materiali e delle luci. La sua tavolozza era spesso sobria, ma ricca di sfumature, e la sua pennellata precisa e controllata, in linea con i canoni accademici del tempo. Giulio Gorra partecipò a diverse esposizioni a Torino e in altre città italiane, riscuotendo un buon successo di critica e di pubblico. La sua carriera, purtroppo, fu interrotta prematuramente dalla morte avvenuta a Torino nel 1884, all’età di soli 52 anni. Le opere di Giulio Gorra sono oggi conservate in importanti musei e collezioni private, in particolare in Piemonte e in Lombardia, dove continuano a offrire uno spaccato significativo dell’arte italiana della seconda metà dell’Ottocento, un’epoca di grandi ideali e di profonde trasformazioni sociali e politiche. Il suo contributo è fondamentale per comprendere come l’arte abbia partecipato attivamente alla costruzione dell’identità nazionale italiana.
Nel dipinto in questione è rappresentato l’avamposto delle truppe austro-ungariche presso il passo del Tonale nell’ambito della terza guerra di indipendenza del 1866. Durante la Terza Guerra d’Indipendenza, il Passo del Tonale fu un punto strategico conteso tra le forze italiane e austriache. Il Corpo Volontari Italiani, guidato da Garibaldi, aveva il compito di controllare questo fronte, insieme allo Stelvio e al lago d’Idro, per preparare l’avanzata verso Trento. La battaglia di Vezza d’Oglio, disputata il 4 luglio 1866, vide un tentativo fallito degli italiani di respingere le truppe austriache discese dal Tonale; nel dipinto è rappresentato proprio il momento successivo a questo scontro, quello in cui il Barone Franz Kuhn von Kuhnenfeld, rappresentato di spalle, al centro della scena, con i baffi ed il cappotto, verifica lo stato delle truppe dell’avamposto. La rappresentazione dei conflitti avvenuti presso l’area del passo del Tonale si rivela tutto sommato comune per quanto concerne la produzione di Gorra: è ripreso infatti anche in un’incisione su suo disegno facente parte della raccolta Album della Guerra, edita a Milano proprio nel 1866.

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