XVII secolo
cm 31 x 21 - Con cornice, cm 37,5 x 27,5
XVII secolo, scuola toscana
Madonna con Bambino
Olio su tela
Gli incarnati perlacei e il ponderato gioco di sguardi tra la Vergine, rivolta al Figlio, e Questi, calorosamente aperto verso lo spettatore, effondono di perfezione compositiva il presente dipinto. Le stoffe virginee si fanno screziate in corrispondenza delle pieghe, avvolgendo la Madonna in un sottile manto vitreo. I colori pastello, rilucenti sulla veste rosata appena stretta in vita da un cordoncino d’oro, ravvivano i volti della coppia divina in corrispondenza delle guance, accese da un tepore aranciato. Anche la mano sinistra della Vergine, composta in perfetta posa classica (Botticelli, Madonna con Bambino, 1467, Musée du Petit Palais, Avignone), è irrorata di calore grazie all’immediato tocco con il Cristo. Dal nimbo della Madre si effonde un delicato disco luminoso che va riprendendo, nei raggi più distanti, il colore dei capelli del Figlio, dai toni del sole. Gesù Bambino è raffigurato intento in un tenero gesto d’invito con la mano destra, mentre con l’altra offre una benedizione universale: con la manina ritrae al palmo indice e anulare, distendendo le tre dita restanti, simbolo di Padre, Figlio e Spirito Santo.
Il dipinto accoglie e rielabora quel formalismo tipicamente toscano che vantò nel resto d’Italia il costante apprezzamento da parte di artisti e collezionisti più aggiornati. Disposizione, composizione e mescita dei colori pongono la tela a mezzo tra il cangiantismo manieristico e le scultoree figure di Michelangelo, imprescindibile metro di paragone relativamente a resa anatomica ed espressionistica. Nel presente, polveri argentee e rosate fungono da induttori tridimensionali alla muscolatura accennata del Bambino ed alle vivide pieghe degli abiti, sapientemente depositate sul candore lunare delle pelli. Se da un lato questi colori ricordano quelli altrettanto brillantemente trasparenti di Pier Francesco Foschi (1502-1567 – si veda, per esempio, la sua Madonna con Bambino e San Giovannino, collezione privata), occorre rimandare la memoria alla produzione di Francesco d’Ubertino Verdi, meglio noto come il Bachiacca, celebre allievo del Perugino prima e aiutante di Franciabigio poi, per ricostruire la particolare linea pittorica. Attivo alla decorazione della camera nuziale Borgherini verso la prima metà del XVI, l’artista portò con sé gli influssi michelangioleschi quando entrò al servizio dei Medici per l’abbellimento di Palazzo della Signoria. Il confronto con suoi dipinti dal soggetto analogo oppure nei quali si siano inserite le figure di Sant’Elisabetta e del Bambino, rammentano come l’autore della tela in esame abbia rispettato l’accademismo toscanocentrico derivato lui da una evidente formazione in loco (The Frick Art Museum, Pittsburgh; The Metropolitan, New York; Dallas Museum of Art; collezioni private; ma anche Leda e il cigno e Eva con Caino e Abele conservati al citato The MET). Nel vezzoso particolare del naso del Bambino, è possibile parimenti riconoscere la lezione di Michele Tosini, allievo di Lorenzo di Credi, quindi di Antonio del Ceraiolo e infine di Ridolfo del Ghirlandaio (Madonna con Bambino e San Giovannino, Bergamo, Accademia Carrara; idem, collezione privata).
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