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“Al di là del manufatto finale così perfetto e candido il vero tema di Laura de Santillana è la ricerca di trasparenza, della propria essenza e dell’anima, che l’artista riesce infine a trovare nell’atto di togliere”.

 

Fino al 15 novembre è aperta da Gaggenau Hub di Milano (Corso Magenta 2) la mostra personale di Laura de Santillana “ab – l’Essenza dell’Assenza”, curata da Sabino Maria Frassà.

“ab – l’Essenza dell’Assenza” è del resto la mostra della maturità artistica di Laura de Santillana: grandi sculture in vetro soffiato sono affiancate da opere fotografiche per riflettere, come spiega l’artista, sul fatto che “per capire chi siamo dobbiamo cominciare a togliere e ricercare l’essenza nell’assenza”. Lo stesso titolo “ab”, fortemente voluto da artista e curatore rimanda alle prime lettere dell’alfabeto e alla preposizione latina che indica partenza, distacco e l’allontanamento dall’origine, enfatizzando la ricerca ontologica alla base delle opere.

Carico di significato è poi anche l’origine di queste opere: il ciclo delle Space Eggs (grandi sculture in vetro a forma di cervelli, uova, montagne/lingam e cellule) arriva in Italia e in Europa per la prima volta dopo il successo ottenuto negli USA del 2011, mentre le opere fotografiche del ciclo delle Velature sono degli inediti.

Questa mostra nasce con l’intento di mostrare chi veramente sia Laura de Santillana: un artista al di là del vetro. Come spiega il curatore: “E’ limitante pensare a Laura de Santillana come all’artista del vetro: il vetro è parte della sua vita privata oltre che artistica, ma c’è molto altro. Infatti se è vero che la sua famiglia fondò l’azienda Venini e che l’artista stessa fu direttrice artistica di Venini e poi di EOS, dal 1993 Laura de Santillana ha lasciato il design e ha dimostrato che al di là e a prescindere dal vetro nelle sue opere c’è un pensiero e una concezione del mondo forte e coerente, a cui questa mostra tributa finalmente la giusta attenzione”.

“Le opere di Laura de Santillana presentate in questa mostra” conclude il curatore Frassà  “disegnano un percorso di ascesi dalla materia all’essenza. Per comprendere l’essenza di ogni cosa bisogna accettare e anzi ricercare l’assenza, il vuoto e una “pulizia” che non è solo formale ma soprattuto interiore. Questo processo di ascesi è palesato tanto nelle opere del ciclo Space Egg quanto nell’elaborazioni fotografiche del ciclo delle Velature in cui l’artista rielabora uno scatto fotografico che Fabio Zonta fece di una sua opera del ciclo dei Grands Transparents. Il risultato è una sorta di scintigrafia dell’opera che risulta irriconoscibile a meno che non si sovrappongano i numerosi strati. L’artista espose le opere sovrapposte una sola volta nel 2014 a Venezia, ma ha scelto coerentemente alla “ricerca nell’assenza”, di dargli forma definitiva esponendo oggi gli strati singolarmente: de Santillana ha così accettato di perdere la comprensione dello scatto finale, che ritraeva una delle sue opera più iconiche, per arrivare così all’essenza della materia”.