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L’artista figlio del premio Oscar: Venezia è la città senza frontiere. Sei paia di mani, alte quindici metri e larghe venti, all’Arsenale. È «Building Bridges», «Costruire ponti», e come le altre mani è opera dello scultore, figlio di Anthony.

2 anni dopo Support, installazione che sorprese Venezia nel 2017 facendo scoprire ai più l’artista italiano Lorenzo Quinn. 2 gigantesche mani uscivano dall’acqua torbida del Canal Grande per sorreggere un palazzo vicino alla Ca’ d’Oro. Il messaggio era allora volto a sensibilizzare sulle pesanti conseguenze che il cambiamento climatico aveva su Venezia e più in generale sul pianeta e sull’uomo. L’opera, dal grandissimo impatto visivo, fu tra le protagoniste di quella Biennale, centrando l’obiettivo di diffondere, attraverso un’opera d’arte, un messaggio tanto importante e attuale.

E, adesso, sempre a Venezia, ancora mani. Sei paia di mani, alte quindici metri e larghe venti, una sorta di misterioso portale, all’Arsenale. È «Building Bridges», «Costruire ponti», e come le altre mani è opera di Lorenzo Quinn, scultore, figlio del grande Anthony, per metà italiano e veneziano ad honorem («Mia madre, mia moglie sono veneziane: è un po’ la mia casa, anche se vivo a Barcellona»).

L’inaugurazione dell’opera è avvenuta con concerto di Andrea Bocelli e gala per presentare quest’opera gigantesca montata nei giorni scorsi che Quinn ha immaginato come «il simbolo di tutto quello che unisce. Le mani sono al centro del mio lavoro perché con le mani facciamo tutto: il bene, possiamo fare il male. Creiamo arte. Accarezziamo i nostri figli. Sento la responsabilità di lasciare qualcosa ai nostri figli, questo mondo da noi ricevuto in prestito dai nostri padri per conservarlo e possibilmente renderlo migliore prima di consegnarlo ai nostri figli… Le mani. Senza le mani non possiamo agire. E quest’epoca che ci è toccata vivere è un’epoca nella quale c’è bisogno di lavorare. Insieme. Con le mani. Per costruire qualcosa. I ponti, sicuramente. Faccio arte visibile a tutti, alla gente, perché per me l’arte è patrimonio del mondo, senza frontiere».

Presso l’Arsenale Nord, dall’11 maggio al 24 novembre 2019 sarà possibile ammirare Building Bridges, una gigantesca installazione costituita da 6 coppie di mani che partono dai due argini per intrecciarsi e formare un ponte. L’opera, alta 15 metri e lunga 20, vuole celebrare 6 valori universali dell’uomo, e la scelta di Venezia non è casuale:  “Venezia è una città patrimonio mondiale ed è la città dei ponti. È il luogo ideale per diffondere un messaggio di unità mondiale e pace in modo che molti di noi in tutto il mondo costruiscano ponti con gli altri piuttosto che muri e barriere” ha spiegato l’artista per raccontare l’opera più grande che abbia mai realizzato fino ad ora.