1800
cm 26,5 x 19
XVIII Secolo, Scuola russa
Icona raffigurante le reliquie di San Spiridione di Trimitonte conservate nel tempio di Kerkyra
Tempera su tavola, cm 26,5 x 19
Applicata su pannello in legno dorato, cm tot 38 x 31
San Spiridione di Trimitonte (270 circa – 12 dicembre 348) fu vescovo di Trimitonte, oggi Tremetousia, nell’isola di Cipro. Spiridione nacque in una famiglia cristiana verso la fine del III secolo ad Assia, sull’isola di Cipro. Si sa che trascorse i primi anni come pastore di bestiame ma che in seguito alla morte della moglie dedicò la sua vita alla religione. Fu nominato vescovo della sua città natale e durante la persecuzione dei cristiani sotto l’imperatore Massimiano fu arrestato ed esiliato. Secondo la tradizione, Spiridione partecipò nel 325 al Primo Concilio di Nicea, sostenendo la dottrina dell’uguaglianza essenziale di Gesù con Dio Padre, ma la sua presenza non è documentata. Morì il 12 dicembre nel 348 e fu sepolto nel tempio dei Santi Apostoli a Trimitonte. La sua biografia è stata tramandata dall’agiografo Simeone Metafraste e dagli storici della chiesa Sozomeno, Tirannio Rufino e Socrate Scolastico. Dopo la conquista di Cipro da parte dell’Impero ottomano, la sua tomba fu aperta, e le reliquie portate a Costantinopoli. Le fonti sostengono che il suo corpo era incorrotto e profumava di basilico, e ciò era considerato una prova della sua santità. Dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453, il sacerdote Geōrgios Kalochairetīs trasportò le reliquie a Corfù, che a quel tempo apparteneva alla Repubblica di Venezia, nel 1456 e furono custodite dalla famiglia del monaco e, in seguito, dai Bulgari fino alla costruzione di un’apposita chiesa nel 1589. La reliquia della mano destra del Santo fu donata a Papa Clemente VIII nel 1592 ed è custodita a Roma nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella.
In questa icona del Settecento, due angeli sono presentati nell’atto di proteggere e custodire le reliquie del santo presso il tempio di Kerkyra, nell’Isola di Cipro, presso cui le venerate reliquie vennero conservate prima della costruzione del luogo di culto dedicato al santo nella seconda metà del Cinquecento.
La particolarità delle icone si evidenzia già dalla preparazione del supporto su cui si dipinge. La stessa tavola di legno è un simbolo della croce, mentre la tela è simbolo del mandylion, ovvero il velo della Veronica, o la Sindone; il gesso che viene steso sulla tela, il levkas è simbolo della pietra. Le icone erano dipinte su tavole di legno, generalmente di tiglio, larice o abete. Sul lato interno della tavoletta era generalmente effettuato uno scavo, chiamato “scrigno” o “arca”, in modo da lasciare una cornice in rilievo sui bordi. L’icona non è una interpretazione personale ma un rito con precisi canoni da rispettare; al contrario dei quadri, di cui spesso si conosce il nome dell’autore, l’icona deve rimanere anonima. La teologia riteneva le icone opere di Dio stesso, realizzate attraverso le mani dell’iconografo

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