XVI secolo
cm 71 x 89
Cerchia di Polidoro de ‘Renzi, detto Polidoro da Lanciano
(Lanciano, 1515 circa – Venezia, 1565)
Riposo dalla fuga in Egitto con San Giovannino
Olio su tela, cm 71 x 89
Con cornice, cm 91×108
La tela in esame risulta strettamente connessa a una composizione di Polidoro da Lanciano, oggi conservata al Louvre e per anni attribuita a Tiziano. La tela ebbe grande fortuna e diffusione come attestato da una versione conservata al Nationalmusuem di Stoccolma. Come molti suoi contemporanei, in particolare Tiziano (1488/90–1576), Bonifacio Veronese (1487–1533) e Paolo Veronese (1528–1588), Polidoro seppe creare una scena religiosa di semplice quotidianità in cui la giocosa figura del bambino si divincola tra le braccia della madre e si protende verso quella del cugino Giovanni, che reca tra le mani l’Agnello, suo attributo iconografico. San Giuseppe, raffigurato come un vecchio barbuto si appoggia divertito alla sua mano, il tutto contornato da paesaggio verdeggiante tipicamente veneziano. Polidoro realizza numerose tele dall’intonazione simile, in cui le figure sacre, descritte con incredibile umanità sono circondati da una natura lussureggiante e serena, si vedano ad esempio Riposo durante la fuga in Egitto della California Palace of the Legion of Honor, la Madonna con Bambino e San Giovannino della National Gallery of Art Sacra Famiglia e San Giovannino e Santa Caterina del Fitzwilliam Museum.
Polidoro di Renzo nasce a Lanciano nel 1515. E’ figlio d’arte: suo padre mastro Renzo possedeva una nota bottega di ‘pignataio’ (cioè, vasaio) nel quartiere di Lanciano vecchia, sino a quando si trasferì a Castelli. Lì portò la sua arte e vi fondò una scuola da cui uscirono i Pompei, cioè Tito, Orazio il Vecchio e Orazio il Giovane, quest’ultimo artista di gran valore. Polidoro di Mastro Renzo, noto con lo pseudonimo di Polidoro da Lanciano, emigrò anch’egli giovanissimo, ma nella Venezia di Tiziano, Tintoretto e Veronese; lì operò dal 1530, facendosi un nome tra i tanti artisti dediti all’arte sacra, e sino alla morte sopraggiunta nel 1565. Ma l’artista abruzzese oltre ad essere allievo del Vecellio fu anche compagno di strada di Schiavone, di Bassano, di Sustris, dedicandosi all’abbellimento dei soffitti delle case degli aristocratici veneziani, come testimoniano i due tondi conservati nel museo di Capodimonte e raffiguranti l’”Olimpo” e il “Convito degli Dei”.
Il suo stile manifesta chiare suggestioni del classicismo veronesiano, da cui trae moduli iconografici e una rinnovata modernità cromatica. Il prevalere del colore sul disegno, dei toni sulle forme, le preziose e cangianti cromie delle vesti, i panneggi morbidi ma corposi al tempo stesso incarnano la cultura veneta dell’artista.

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