1600
cm 96,5 X 111
Nicola Maria Recco (XVII-XVIII)
Natura morta di pesci
Olio su tela, cm 96,5 X 111
Cornice: cm 115 x 128
La natura morta che qui presentiamo fa parte del filone sviluppatosi a Napoli nel corso del Seicento e perpetratosi anche nei decenni del secolo successivo. Fra i diversi soggetti, come fiori, cibarie, frutti o strumenti musicali, utilizzati e ripresi nel corso dei decenni dai vari esponenti della scuola napoletana vi erano anche dipinti a tema prettamente ittico, ambientati in mercati, pescherie o, come in questo caso lungo paesaggi costieri, accentuando così ancor di più il realismo già insito nel genere attraverso una contestualizzazione verosimile e concreta. In particolare, fra i molti esponenti del genere presenti nella città partenopea, ritroviamo similarità e coincidenze, soprattutto dal punto di vista dell’impaginazione e della disposizione dei vari elementi, con la produzione Nicola Maria Recco, uno dei ben dodici figli di Giuseppe Recco (1634-1695), ovvero di uno dei più illustri rappresentati della natura morta napoletana. Seguendo le orme paterne, come fece peraltro Elena, altra figlia di Giuseppe, egli si specializzò nella natura morta sviluppando però la preferenza per le rappresentazioni di pesci, crostacei e molluschi, che abbondano nella sua produzione e di cui il quadro qui descritto ci mostra un ampio repertorio: le vongole in basso a destra, le orate, le aguglie filiformi, le gallinelle di mare dai colori caldi e accesi, l’astice ancora vivo in movimento sui sassi, i piccoli granchi abbarbicati sullo scoglio dove un giovane gabbiano reale, come si evince dal piumaggio grigiastro, stringe nel becco la sua piccola preda. I colori cangianti del pescato risaltano su uno sfondo nuvoloso e scuro, lungo il quale si dispiega una bassa costa rocciosa che si conclude con un ripido promontorio in lontananza. Alle pennellate più sfumate e ai contorni più approssimati e vaghi della quinta paesaggistica fanno contrasto i minuti dettagli del primo piano, esaltati dalle lumeggiature ben evidenti sulle scaglie dei pesci o sui gusci dei granchi, come peraltro si denota, anche con maggior intensità, nelle altre nature morte a tema ittico dell’autore. Questa particolare disposizione, che lascia spazio all’elemento paesaggistico, si ritrova nelle altre opere di Nicola Maria Recco, con in primo piano, spesso posti a lato e non al centro, i pesci e i molluschi e alle loro spalle il paesaggio marino, reso con una nitidezza più generica rispetto ai dettagli lenticolari della natura morta. Sebbene le informazioni sul pittore siano inferiori rispetto a quelle del padre, sappiamo che egli lavorò per lo più a Napoli e che seppe raccogliere l’eredità paterna nella scelta dei soggetti e del genere pittorico, sebbene in una forma più vibratile attraverso i colori cangianti e contrastivi e le lumeggiature; inoltre la scelta chiara di un’ambientazione all’aperto, con scorci che completano e ampiano il soggetto, definisce la sua figura di naturamortista grazie ad una originalità compositiva diversa e distinta da quella del padre e dei coevi colleghi attivi in città.

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