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Epoca

1800

Misure

cm 124,5 x 121

Descrizione

Heinrich Ludolf Verworner (Lipsia, 1864 – Fiesole, 1927)

Bagnanti al lago

Olio su tela, cm 95 x 93

Con cornice, cm 124,5 x 121

Sul retro: cartiglio Società delle Belle Arti – Circolo degli artisti “Casa di Dante”, Firenze e timbro “Ludolf Verworner-Florenz”

 

 

Verworner nacque a Lipsia nel 1864. Il padre era stato direttore dei lavori della linea ferroviaria Lipsia-Dresda, mentre la madre, sposata in seconde nozze, era una donna colta, amante della letteratura e soprattutto della musica. Grazie all’aiuto del pittore Nieper, Ludolf riuscì a iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Lipsia, per poi recarsi successivamente a Dresda dove Leon Pohle lo ammise alla classe di pittura da lui tenuta nell’Accademia. Tra il 1884 e il 1890 Verworner visse fra Dresda, dove con il suo amico Julius Wengel, aveva aperto una bottega d’arte, e Lipsia. Nell’inverno del 1889 tenne una delle sue rarissime mostre personali a Dresda, ma nonostante il successo ottenuto ritenne che Dresda non potesse offrirgli molto. Nell’autunno 1890 ebbe l’opportunità di trasferirsi a Parigi con la sorella Frieda, dove frequentò per nove mesi l’Academie Julian e dove nel 1891 venne premiato con una “Mention honorable” al Salon, per un ritratto di Frieda, andato perduto. Fresco di fama tornò in Germania a Berlino, dove l’amico Ludwig von Hofmann lo introdusse nella cerchia di Max Liebermann. Nel 1894 Heinrich Ludolf e la moglie Charlotte vennero per la prima volta in Italia, visitarono Venezia, Verona e Firenze, decidendo di stabilirsi a Settignano, in una bella villa settecentesca, intervallando frequenti viaggi in Germania. In questo periodo uno dei soggetti ricorrenti dei quadri di Verworner era la moglie Charlotte seduta ai piedi di una quercia. Tra il 1898 e il 1990 la coppia trascorse lunghi soggiorni in Svizzera, dove il pittore dipinse una grande quantità di bagnanti con lo sfondo di laghi alpini. Dal gennaio 1901 i Verworner si stabilirono a Fiesole, e strinsero amicizia con il pittore Carl Muller-Coburg, la famiglia von Dechend, Carlo Bocklin, figlio di Arnold, e la sua famiglia. Nel 1902 e 1903 viaggiarono in Italia e Svizzera. Nel 1908 i Verworner acquistarono la villa di Fontelucente, che venne restaurata seguendo le indicazioni dello stesso Heinrich Ludolf che voleva farne un “vero rifugio d’artista”, e vi si stabilirono nel 1909. Nel 1914 lo scoppio della Prima guerra mondiale costituì per Verworner un doppio dramma: in quanto socialista pacifista era la sconfitta di un ideale e come cittadino tedesco in territorio nemico, mutò per sempre il suo rapporto con l’Italia. Durante la guerra i Verworner vissero in Svizzera, lottando tra l’insorgere di problemi economici e le frequenti crisi di disperazione che portarono Heinrich Ludolf a tentare il suicidio. Il 14 gennaio 1927 Verworner convinto di essere affetto da una malattia incurabile, infatti, si tolse la vita all’interno del giardino della sua villa tanto amata, venendo poi sepolto nel Cimitero degli Allori.

Da un punto di vista stilistico l’arte di Verworner si inserisce in un filone che mira alla fusione tra l’impressionismo e la classicità, con soggetti ricorrenti che includono paesaggi (spesso toscani, con laghi, salici rossi e cipressi) e figure umane, il tutto filtrato da un sinuoso e ricco decorativismo Art Nouveau. La sua pittura si distingue per un approccio particolarmente intimo e quasi meditativo nella rappresentazione delle figure, soprattutto femminili, nei confronti delle quali si pone come attento osservatore delle sfumature psicologiche e delle atmosfere contenute in cui sono immerse. La pennellata non è una semplice stesura di colore, ma un elemento attivo che contribuisce alla costruzione dell’immagine, alla resa dell’atmosfera e all’espressione di una visione artistica poetica, come si evince dalle Bagnanti al lago qui presentate: le cromie vivaci giocano su accostamenti audaci di tinte pure e bidimensionali. Le donne dipinte da Verworner non sono mai idealizzate in maniera accademica o ritratte con un’enfasi sulla bellezza convenzionale. Piuttosto, emerge una predilezione per la verosimiglianza e la spontaneità. Spesso le sue figure femminili sono colte in momenti di quiete, di riflessione, o immerse in attività quotidiane che ne rivelano la semplice umanità. Non c’è ostentazione, ma una ricerca di autenticità che le rende immediatamente riconoscibili e vicine all’osservatore.

Scrive di lui Comanducci (1962): “Con una tradizione caratteristica per severità e cultura, con tutto un bagaglio di esperienze scontate insomma in un clima tanto diverso, Verworner seppe, infatti, divenire italiano e soprattutto sentire da italiano: con un sincero calore, con un entusiasmo, con un’esuberanza che lo hanno fatto pittore nostro. Questa ci dice ancora una volta quanta parte delle vicende dell’arte e della cultura europea si sono svolte fra le nostre mura e sulle nostre colline. Solo a contatto dell’arte toscana Verworner poteva forse tentare quella fusione fra l’impressionismo e la classicità che sembra essere il motivo fondamentale della sua ricerca stilistica. Così nacquero quei suoi paesaggi accesi dal rosso dei salici, abitati dal cupo verde dei cipressi, aperti al sole estivo; o quasi stillanti di piogge primaverili”. Nel 1927, dopo la morte del pittore, si tenne a Lipsia e a Dresda un’importante retrospettiva del pittore. Nell’aprile del 1953 fu tenuta un’altra importante mostra retrospettiva a Milano, nella Galleria Bolzani, e nel novembre del 1953 a Firenze, al Circolo degli Artisti di Casa Dante. Nel 1955 un’altra mostra a Stoccarda, presso lo Stuttgarter Gallerieverein di Stato, riscosse un grande successo di critica e di pubblico. Nell’ottobre e nel novembre del 1957 un’altra retrospettiva del Verworner si tenne a Roma, nella Galleria d’Arte del Palazzo delle Esposizioni.

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