1600
cm 59,5 x 74,5 cm
Bottega di Francesco Monti, detto il Brescianino (Brescia, 1646 – Piacenza, 1703)
Coppia di scene di battaglia
(2) Olio su tela, cm 59,5 x 74,5 cm
Con cornice, 75 x 88
La coppia di tele in questione raffigura uno scontro tra cavalieri con armi da fuoco. Le brillanti armature dei combattenti si stagliano su un cielo carico di nubi, di fronte al profilo di una città e ad un suggestivo paesaggio naturale. La scena è ripresa in primo piano, secondo un escamotage tipico delle battaglie dipinte nel Nord Italia nella seconda metà del Seicento, e, in particolare da Francesco Monti e dai membri della sua scuola, in modo da far sentire lo spettatore un testimone diretto della scena cui sta assistendo. Questa risulta essere una delle caratteristiche chiave della produzione del Brescianino, a cui si aggiungono una grande vivacità cromatica, il gioco di varie prospettive e un’attenta regia scenica. Una peculiarità del pittore e dei membri della sua cerchia è la rappresentazione del combattimento in primo piano, descritto con vivacità cromatica e un’attenta regia scenica. L’episodio del cavallo bianco semi caduto a terra con il cavaliere disarcionato, così come lo scontro di due personaggi al centro, sono elementi che ricorrono nel repertorio del Brescianino, come si può notare in opere quali la Scena di battaglia della Pinacoteca Stuard o la Battaglia di palazzo Rivella.
Francesco Monti, noto maggiormente come Il Brescianino o come Il Brescianino delle battaglie, nacque a Brescia nel 1646. Pellegrino Antonio Orlandi (1704), che fu il suo primo biografo, informa che ebbe come maestro il pittore lucchese Pietro Ricchi. Tutta la letteratura seguente ha accolto la notizia, ipotizzando per lo più che l’alunnato si sia svolto durante il soggiorno veneziano di Ricchi, collocato nel terzo quarto del XVII secolo. La totale assenza di dati sull’attività giovanile di Monti, tuttavia, rende pressoché impossibile valutare l’influenza dello stile di Ricchi nella sua formazione e, d’altra parte, non è facile individuare derivazioni dal maestro nella produzione successiva. Monti fu comunque allievo anche di Jacques Courtois detto il Borgognone, a quanto risulta dallo stesso Orlandi e da una lettera spedita a Monti dall’amico Carlo Giuseppe Fontana nel 1694, segnalata nella monografia dedicata all’artista di origini bresciane da Arisi (1975, p. 34). Il magistero del Borgognone, sebbene se ne ignorino le circostanze cronologiche e geografiche, dovette avere un ruolo decisivo nel perfezionamento di Monti come pittore di battaglie. Le difficoltà di delineare un catalogo certo della sua opera, però, in mancanza di una quantità sufficiente di dipinti documentati, si riflettono anche sulla definizione di tale rapporto artistico: simbolica dell’influenza del Borgognone sul Brescianino è il dittico di Battaglie dell’accademia dei Concordi di Rovigo, attribuito per la prima volta all’artista originario di Brescia nel 1981 da Romagnolo. Durante la fase formativa, l’artista portò avanti numerosi viaggi che lo condussero in varie località della Penisola: particolarmente significativo fu quello a Napoli, dove ebbe la possibilità di osservare in prima persona l’opera di Salvator Rosa, che condizionò fortemente la sua intera produzione pittorica. Opere fondamentali per definire e comprendere le caratteristiche stilistiche alla base della produzione del Brescianino sono le sei pitture della Rocca dei principi Lupo di Sorgara, la Battaglia del Museo Sanvitale di Fontanellato e la Zuffa tra cavalieri del palazzo Farnese di Piacenza. Raggiunta la piena maturità artistica, Brescianino entrò stabilmente al servizio dei Farnese nel 1681: numerose sono le opere, principalmente di soggetto bellico, realizzate dall’artista per i centri di Parma e Piacenza nell’ultimo ventennio del Seicento. Particolarmente apprezzato alla corte farnesiana, l’artista fu in grado di costruire a Parma una prolifica bottega, presso cui si formarono figure come Giovanni Canti, Ilario Spolverini, Angiolo Everardi, detto il Fiamminghino, e Lorenzo Comendich. I dipinti del Monti sono caratterizzati da ampi spazi «che si perdono fra il fumo e la polvere», dal groviglio di armati in primo piano con cavalieri disarcionati e cavalli che s’impennano nell’ultimo istante di vita. Oltre alle battaglie, che costituiscono certamente il segmento più corposo ed interessante della sua produzione, il pittore eseguì dipinti a tema religioso e marine in cui si vede l’influsso di Pieter Mulier, detto Il Tempesta, con cui ebbe un rapporto di profonda amicizia. Dopo aver dato vita ad una bottega attiva ed avviata, l’artista morì, probabilmente a Piacenza, nel 1703 (Sestieri, 1999, p. 206).
Le analogie con lo stile del Brescianino portano ad attribuire la coppia di dipinti ad un membro diretto della sua scuola, tra cui ricordiamo Giuseppe Nicola Domenico Monti, “che seguì le pedate paterne” (Orlandi, 1661) e Giovanni Canti, che probabilmente fu autore di Giosuè che ferma il sole, precedentemente assegnato al suo maestro (Arisi 1975, n. 26).

Stile Rococò: Come si Distingue in Architettura, Arredamento e Pittura
Stile Rococò: Nascita e Sviluppo Il Rococò, come riflesso delle tendenze, dei gusti e del modo di vivere della Francia…

Stile Impero nell’Arredamento: Quando lo Sfarzo Incontra l’Eleganza
Lo stile Impero, con la sua magnifica fusione di maestosità e grazia, rimane un’icona dell’arredamento classico, esercitando un fascino senza…

Vita e opere di Giò Ponti, l’artista visionario
Giò Ponti è uno degli artisti che maggiormente ha dominato il dopoguerra italiano, facendosi portavoce di importanti innovazioni nel mondo…