Prima metà del XIX secolo
cm alt. 56
Prima metà del XIX secolo
Busto della Dea Era
Marmo, alt. cm 56
Il busto che qui si presenta raffigura la regina degli dèi greci Era, come si può evincere dal polos,, ovvero il copricapo di forma cilindrica con si era soliti raffigurare la dea; utilizzato anche da altre religioni antiche per rappresentare quelle che erano concepite come dee madri, esso venne adottato dai greci per l’immagine della dea del matrimonio, della fedeltà coniugale e del parto. Il motivo fitomorfo che decora il bordo del polos è lo stesso che ritroviamo in altri esempi della statuaria antica, come quello della Era Ludovisi, conservata a Roma nel Museo Nazionale Romano, realizzata nel I d. C. Il nome deriva dal passaggio nel 1622 alla collezione del cardinale Ludovico Ludovisi (1595-1632), dopo esser stata rinvenuta a Roma nei decenni precedenti. Di essa ritroviamo appunto lo stesso ornamento a palmette, come pure la stessa l’acconciatura, il taglio del viso e i lineamenti, sebbene abbia una maggior caratterizzazione espressiva derivante dal sorriso accennato e dallo sguardo più solare che crea un maggior dialogo con lo spettatore rispetto alla testa Ludovisi. Il busto si ispira a questo modello che ebbe molta fortuna nel corso dei secoli e in particolar modo durante il Neoclassicismo, fra XVIII e XIX secolo; l’ideale bellezza di questa statua venne lodata dallo stesso Wincklemann, il quale giunse a considerarla come la più bella testa di Giunone che mai fosse stata realizzata. Anche altri letterati e intellettuali ottocenteschi apprezzarono ed esaltarono il suo splendore, come ad esempio Goethe, che tenne nella sua casa romana una riproduzione in gesso paragonandola un canto di Omero oppure Schiller, il quale la descrive come modello di bellezza ideale. Agli elogi seguirono imitazioni e interpretazioni dell’originale, soprattutto nel corso della prima metà dell’Ottocento, periodo in cui il gusto neoclassico raggiunse il suo apice e a cui si può far risalire l’epoca di realizzazione di questo marmo. A fine Ottocento si elaborò l’ipotesi secondo la quale l’Era Ludovisi sia in realtà un ritratto di Antonia minore o anche di Livia, rispettivamente nipote e moglie dell’imperatore Augusto, con gli attributi di Giunone ma nonostante la coincidenza cronologica non si sono individuati altri indizi che permettano di connettere con certezza la statua con le due donne della dinastia giulia claudia.
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