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Epoca

Primo quarto del XVII secolo

Misure

cm 84 x 63 - (104 x 84 inclusa la cornice)

Descrizione

Cerchia di Bernardo Castello (1557-1629)

Sacra famiglia con San Giovannino

1600-1615 circa
Olio su tela in cornice dorata
Dimensioni: cm 84 x 63 – (104 x 84 inclusa la cornice)

In un interno sobrio e allo stesso tempo elegante, come dichiara la presenza del tendaggio verde bordato d’oro che chiude come una quinta lo spazio, è ambientata una delle iconografie più diffuse nella pittura italiana dal Rinascimento in poi, quella della Sacra famiglia. Sia che si svolga nell’intimità della casa di Nazareth, come nel dipinto qui presentato, oppure sia collocata all’aperto, la scena prevede la presenza nel ruolo di protagonisti della Madonna con Gesù Bambino, affiancati dalla figura protettiva di Giuseppe, tenuta sempre un poco in disparte. In alcuni casi, tra cui il nostro, il Bambino è in dialogo con il piccolo Giovanni Battista, alludendo così al ruolo svolto da quest’ultimo nella storia della salvezza, come indica esplicitamente nella nostra tela il gesto di Gesù, che benedice colui che sarà destinato a battezzarlo nelle acque del Giordano.

Le dimensioni ‘da stanza’, la pacata intonazione religiosa che pervade la raffigurazione, sottolineata dalla presenza ben evidente delle aureole, attestano che il dipinto fu concepito per la devozione privata del suo committente e verosimilmente destinato a una stanza da letto o alle pareti di una piccola cappella domestica.

La pulitura effettuata in tempi recenti consente di apprezzarne la gamma cromatica luminosa e vivace, orchestrata sul raffinato accordo tra le tonalità delle vesti della Vergine – blu e rosso carminio – e il verde squillante della tenda che fa da sfondo alla scena. Una stesura pittorica di particolare delicatezza, ben apprezzabile nella morbida resa dei volti e nelle membra dei due bambini – si osservino, ad esempio, i soffusi trapassi chiaroscurali del viso di Gesù – si combina a una descrizione sensibile e intenerita degli ‘affetti’, consentendoci di collocare questo dipinto nell’ambito della pittura della Controriforma cattolica e dei principi di verosimiglianza e di naturalezza da essa propugnati in reazione alle licenze espressive e alle astrazioni formali della cultura figurativa manierista derivata dalla lezione michelangiolesca. Il ritorno a un linguaggio pittorico sobrio e accostante e a schemi compositivi semplificati, spesso ispirati agli esempi di primo Cinquecento di Raffaello e Andrea del Sarto, che riconosciamo anche nella nostra Sacra famiglia, caratterizza l’opera di numerosi artisti sparsi per i diversi centri della Penisola, dalla Bologna dei Carracci, alla Toscana di Santi di Tito, alle Marche di Federico Barocci, fino a Roma, Napoli e Milano, dove Camillo Procaccini e Guglielmo Caccia detto il Moncalvo si affermano come gli alfieri di questa declinazione ‘devota’ della pittura.

Anche Genova emerge come centro privilegiato di elaborazione delle nuove tendenze della pittura ‘controriformata’, che trovano terreno fertile nel lascito figurativo di Luca Cambiaso (Moneglia, 1527 – El Escorial, 1585), il principale pittore genovese del ‘500 che era stato uno dei precursori del riavvicinamento tra sensibilità religiosa e forme della sperimentazione pittorica. La sua eredità è raccolta da Bernardo Castello (Genova, 1557 – 1629), il quale accanto all’attività di pittore di austere pale d’altare e di affreschi per le dimore della nobiltà ligure, con una importante trasferta a Roma che lo vede attivo in San Pietro e nel palazzo Giustiniani di Bassano di Sutri (1605), licenzia in quadri da cavalletto numerose variazioni sul tema della Sacra famiglia.

È al modello fornito da questi dipinti che possiamo ricondurre anche il quadro qui in esame, che rivela la conoscenza diretta e ravvicinata dei prototipi di Castello, tra i quali possiamo menzionare la Sacra famiglia con San Giovannino della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola a Genova (cfr. La pittura a Genova e in Liguria. Dagli inizi al Cinquecento, 1998, p. 257); la Sacra famiglia e due santi dell’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova o il quadro d’altare di analogo soggetto dipinto per la chiesa di San Matteo, sempre a Genova, nei quali ritroviamo figure dalle tipologie molto simili a quelle della nostra tela, la stessa predilezione per schemi compositivi semplici e ambientazioni sobrie, composte da pochi elementi appena accennati, e, non secondariamente, la medesima restituzione intenerita e domestica degli ‘affetti’. È chiaro che l’anonimo autore della Sacra famiglia qui presentata forma il suo lessico figurativo a stretto contatto con gli esempi di Castello, lasciando supporre che possa essere transitato dalla sua bottega in qualità di allievo. All’influenza predominante del maestro ligure si affianca poi l’attenzione per la cultura di un altro pittore di primo piano nella Genova dei primi anni del Seicento, Giovanni Battista Paggi (Genova, 1554-1627), che rientrato nel capoluogo ligure nel 1599 dopo un lungo soggiorno in Toscana vi importa l’interesse per la pittura fiorentina del primo Rinascimento che riecheggia nelle scelte compositive compiute dall’autore della nostra Sacra famiglia. Alla luce delle considerazioni fin qui esposte il dipinto è perciò da ritenersi eseguito nei primissimi anni del Seicento da un pittore genovese ben radicato nella tradizione figurativa della Superba.

Tutte le opere da noi vendute sono corredate di certificato di autenticità e scheda tecnica.
È possibile vedere direttamente le opere presso la galleria di Como, via Armando Diaz n.50

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