XVIII secolo
cm 33 x 36
Scuola napoletana, XVIII secolo
Coppia di santi
(2) Olio su tela, cm 33 x 26
Con cornice, cm 51 x 33
I due ovali entro cornici dorate e intagliate a motivi floreali e fitomorfi raffigurano due santi a mezza figura su uno sfondo neutro dalle tonalità grige ma rischiarate da una luce calda, inerente al divino e alla santità. Il primo è San Filippo Neri, il quale non viene rappresentato con tutti i suoi attributi, come il libro o il giglio, ma la cui identità si può riconoscere grazie alla pianeta dorata, paramento con cui viene solitamente raffigurato sebbene il colore tipico sia il rosso. Questo abito sacro poteva essere realizzato con diverse fogge e materiale ma quello solitamente utilizzato dal santo fu così apprezzato da divenire un modello a sé stante; questo si legò dunque anche all’immagine sacra di Filippo Neri, la cui identità può essere ricostruita in questo caso anche grazie allo sguardo estatico rivolto verso l’alto, da cui giungono le teste di due puttini che lasciano intendere parzialmente la visione della Madonna con il Bambino, figure che venivano accompagnate e sostenute da angeli e putti entro nubi e raggi luminosi nelle raffigurazioni artistiche, come quella, appunto, della Visione di San Filippo Neri di Guido Reni. Per quanto riguarda l’altro ovale, esso rappresenta Sant’Antonio da Padova, raffigurato come un frate giovane con il saio e il Bambino Gesù in braccio, rappresentazione legata alla sua visione della Madonna e di Gesù bambino poco prima della morte. Appartenente all’Ordine francescano e di origine lusitana, egli incontrò personalmente San Francesco e si impegnò nella diffusione della vera dottrina viaggiando lungamente ma lasciando a Padova le tracce più rilevanti della sua attività evangelica e teologica. Il legame fra queste due figure, oltre alla santità, sta forse nel fatto che entrambi sono ripresi nel momento in cui stanno avendo un contatto diretto con il divino attraverso la visione della Madonna o del Bambino. Per quanto riguarda il periodo di esecuzione di questi due ex voto, riservati dunque alla devozione privata, la forma ovale della tela e la delicata resa pittorica, luminosa e leggera, suggeriscono una collocazione nel XVIII secolo. Dal punto di vista geografico si può invece trovare riscontro nella produzione napoletana dei primi decenni del Settecento, in cui ancora influiscono gli esempi di Luca Giordano, considerando la coesistenza di diverse istanze provenienti da molteplici scuole e artisti con cui Giordano e più in generale il movimento artistico napoletano entrarono in contatto nel corso del Seicento. In questo caso notiamo in maggior misura un certo classicismo, piano e misurato, mutuato dagli esempi classicisti di Guido Reni, Poussin e Maratta.
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