XIX secolo
cm 155 x 120
Cristòfor Alandi (Terragona, 1856 – Barcellona, 1896)
Scena di taverna
Olio su tela, cm 155 x 120
Con cornice, cm 166 x 133
Firmato e datato 1888 in basso a destra
Il dipinto in esame si pone come vivente testimonianza di quello che fu l’Ottocento in Spagna, un secolo di profonde trasformazioni e tumulti sia a livello politico che sociale, che si rifletterono anche nella produzione artistica e, in particolare, nella pittura. Gli artisti spagnoli di questo periodo, infatti, si trovarono a dover conciliare le tradizioni pittoriche del passato con le nuove influenze provenienti dall’Europa, dando vita a grandi sperimentazioni. Nello specifico, il Realismo trovò terreno fertile soprattutto nella seconda metà del secolo, quando ci si iniziò maggiormente a dedicare alla puntuale rappresentazione della realtà quotidiana e dei suoi protagonisti (contadini, pastori, bevitori, giocatrici, musicisti, ecc), adottando sempre un occhio critico ed attento ai dettagli.
La maestosa tela qui presentata è opera di uno dei principali esponenti della pittura spagnola del XIX secolo, Cristòfor (o Cristobal) Alandi (Terragona, 1856 – Barcellona, 1896), come attesta la firma apposta in basso a destra. Artista di cui si conoscono poche informazioni biografiche, complice anche la morte avvenuta prematuramente all’età di appena quarant’anni, sappiamo che si formò presso l’Accademia di Belle Arti di Barcellona sotto la guida di Simò Gomez Polo, pittore e incisore realista che aveva lavorato a stretto contatto con i francesi Alexandre Cabanel, Tony Robert-Fleury, lasciandosi profondamente ispirare dai capolavori di Édouard Manet e di Èugene Delacroix. All’età di diciotto anni, durante un viaggio a Roma, ebbe modo di vedere e conoscere le opere del maestro Marià Fortuny i Marsal (Reus, 1838 – Roma, 1874), genero del direttore del Museo del Prado e modello indiscusso per moltissimi artisti spagnoli della seconda metà dell’Ottocento, la cui arte si caratterizzava da pragmatiche scene di vita comune di grande vivacità (citando le parole del critico Théophile Gautier “Fortuny come acquafortista eguaglia Goya e si avvicina a Rembrandt”).
Alandi riprese più volte i modelli del maestro, tanto che nel 1879 invierà a Barcellona una copia della Battaglia di Tetuan e una della Battaglia di Wad-Ras, che attestarono la sua grande abilità tecnica. Dopo essere tornato in Spagna e aver studiato presso lì’Accademia Superiore di Pittura San Fernando di Madrid, la sua fama iniziò a diffondersi capillarmente, grazie anche alla sua frequente partecipazione ai Salon internazionali che lo fecero conoscere al grande pubblico: all’Esposizione Nazionale di Belle Arti del 1884 presentò il dipinto La pastora catalana; partecipò successivamente a mostre collettive nella sala Parés nel 1892 e nel maggio 1893; espose al Salon di Parigi nel 1893; partecipò all’Esposizione di Belle Arti di Barcellona nel 1894; nel 1898, due anni dopo la sua morte, la sua opera Dél el Tono (Dandole il tono) fu pubblicata nell’Album dei Salón.
La tela qui esaminata, realizzata da Alandi nel 1888 all’età di trentadue anni, mostra una Scena di taverna nella quale sono visibili due donne in primo piano, una seduta di spalle intenta a suonare una chitarra e l’altra rivolta con lo sguardo fisso allo spettatore, e due uomini sullo sfondo, uno sempre con lo strumento musicale in mano, colti mentre, ammaliati dalla presenza femminile, brandiscono i loro bicchieri di vino. Tra i pionieri della pittura realista in Spagna, Alandi si contraddistingue qui per una straordinaria capacità di cogliere l’essenza e l’espressività dei suoi soggetti, attraverso sguardi e pose ben calibrate. La pennellata è pastosa, vibrante, libera, con un’assoluta capacità di rendere la materia pittorica, ma anche intensa e fluida, in grado di simulare un vivace dinamismo. Il contrasto tra luci e ombre diventa un elemento chiave per comprendere il dipinto: l’artista, infatti, utilizza la luce per modellare le forme e creare un senso di profondità e tridimensionalità, reso ancor più accentuato dalla scelta cromatica. Da uno sfondo cupo in penombra, dove prevalgono tonalità terrose e brunastre, emergono in tutta la loro potenza le due donne, colpite direttamente dal fascio di luce, le cui fisionomie richiamano i tipici tratti ispanici. Non passano certamente inosservati i due meravigliosi abiti tradizionali catalani, forte simbolo di identità culturale, sui quali Alandi concentra tutta la sua attenzione: un caleidoscopio variopinto di tessuti diversi, ricami, merletti e pizzi diventato iconico nel folklore iberico. I suoi ritratti, dunque, non sono semplici rappresentazioni fisiche, ma vere e proprie indagini culturali e sociali.
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