XVIII secolo
cm 49 x 64
Girolamo Cenatiempo (documentato tra il 1705 e il 1742)
L’assedio di Montalcino durante la Guerra di Siena
Olio su tela, cm 49 x 64
Con cornice, cm 61 x 74
La scena di battaglia qui esposta raffigura l’episodio dell’assedio della fortezza di Montalcino, all’epoca appartenente alla Repubblica di Siena, come si nota dalla bandiera bianca e nera issata sulla fortezza in fondo a destra del dipinto, fase conclusiva della celebre Guerra di Siena (1554 – 1555). Nel dipinto troviamo, infatti, i soldati spagnoli fiorentini contraddistinti dalla fascia rossa, capeggiati da Cosimo I de Medici, che risulteranno vincitori dello scontro, accompagnati dagli sconfitti francesi, comandati dal maresciallo di Francia Piero Strozzi, qui intenti a fuggire. La Guerra si concluderà il 17 aprile 1555 con la definitiva presa della fortezza da parte dei primi, che vedrà Siena costretta ad arrendersi e data ai Medici di Firenze.
La tela appartiene alla produzione di Girolamo Cenatiempo, pittore su cui si hanno poche informazioni dal punto di vista biografico ma di cui si può ricostruire parzialmente il corpus di opere realizzate, grazie agli studi di Giancarlo Sestieri, che negli anni ha individuato diverse opere riconducibili alla sua mano ricollegandole a quelle già riconosciute in quanto firmate e datate. Le notizie sulla sua vita sono documentate a partire dal 1705, anno in cui risulta iscritto alla confraternita dei Santi Anna e Luca. I primi lavori di cui si ha menzione sono le opere realizzate per la chiesa di San Pietro a Maiella a Napoli, sia tele che affreschi, mentre nel 1709 lo si ritrova in Abruzzo, all’Aquila, dove realizza la Predica di san Bernardino con i santi Giovanni da Capestrano e Giacomo della Marca per la volta del mausoleo di San Bernardino nell’omonima basilica. Al soggiorno aquilano risalgono inoltre un San Benedetto e una Santa Scolastica, oggi nella collezione del museo nazionale d’Abruzzo, oltre che i dipinti realizzati per la cappella della Sacra Famiglia e quella di Sant’Ignazio nella chiesa di Santa Margherita. Due anni più tardi torna a Napoli, dove lavora per le chiese di Santa Maria della Sapienza e per quella del Gesù Vecchio, dove dipinse numerose tele per le varie cappelle per poi fare nuovamente ritorno all’Aquila per una commissione dell’Ordine dei Gesuiti. Proseguì la spola fra l’Aquila e Napoli negli anni successivi, lasciando costanti tracce nei luoghi di culto delle città e del territorio circostante: nel1722 a Napoli, nella chiesa di San Pietro martire, lavora con il fratello Ignazio, anch’egli pittore, ad un ciclo di Episodi della vita di sant’Antonino vescovo di Firenze per la chiesa di San Pietro martire, poi opererà per l’aquilana basilica di San Bernardino, e realizzerà la Madonna in gloria ed i Santi Massimo e Giorgio per l’abside della cattedrale dei Santi Massimo e Giorgio. Sono ancora numerose le commissioni ricevute negli anni seguenti, spesso in collaborazione con altri artisti all’interno dei cantieri ecclesiastici, sebbene molte modificate o danneggiate nel corso del tempo; va sicuramente citata la Crocifissione di Sant’Andrea proveniente dal Duomo di Fidenza e oggi nella Galleria Nazionale di Parma. La vicenda critica concernente la riscoperta di Girolamo nella veste di battaglista inizia con Federico Zeri, nella cui fototeca si conservano le immagini di due ‘Battaglie antiche’ (olio su tela, cm 100X178), già nella galleria antiquaria San Giorgi di Roma, dove sul retro si legge: ‘Hieronimus Cenatiempo f. 1718. Allievo del Solimena’. È grazie a queste foto che il Sestieri nel 1999 diede corpo ad una prima catalogazione atta a ‘individuare uno specialista passato sotto silenzio’. Gerolamo Cenatiempo, allievo del Solimena ed attivo a Napoli nella prima metà del Settecento, era noto per i suoi quadri sopra citati, mentre la produzione nel campo della battaglia passò sotto silenzio fino all’età moderna. Si vedano come termini di confronto stilistico alcuni dipinti inediti raffiguranti scene belliche ed assedi a fortificazioni, che permettono una più ampia ricostruzione della linea battaglista del suo corpus pittorico, tendente ad avvicinarsi alle opere di Ciccio Graziani del quale ripropone aggrovigliati scontri di cavalleria ampliati in un più grande formato. L’apertura spaziale sullo sfondo, la fortezza di Montalcino sul culmine della collina a destra e le rovine sono elementi che si ritrovano nelle ambientazioni delle altre scene belliche rappresentate dal Cenatiempo, il quale restituisce perfettamente la concitazione e la frenesia ella battaglia anche attraverso i movimenti sovrapposti, repentini e contorti dei soldati e delle loro cavallerie, come nel caso dei due cavalieri in primo piano. All’opacità dei toni dello sfondo fan da contrasto i colori vivaci e i riflessi di luce che compongono le figure emergenti dal fondo, rese con una tridimensionalità più evidente grazie una stesura più corposa e consistente, composta da rapidi tocchi che delineano le forme del corpo con dinamicità e volume.
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