XVII secolo
66 x 100 cm
Monogrammista I.H., identificabile con Jan van den Hecke (Kwaremont, 1620 – Anversa, 1684)
Sesto Tarquinio sorprende Lucrezia al lavoro
Olio su tela, 66 x 100 cm
Con cornice, cm 79 x 112
Firmato sulla panca in basso a sinistra “I.H. f / 1641”
Scheda critica Marina Aarts
Questo affascinante e interessante dipinto raffigura Sesto Tarquinio che sorprende Lucrezia intenta al lavoro nella sua casa, come narrato, tra gli altri, da Tito Livio in Storia di Roma, I, pp. 57/60. La scena anticipa lo stupro di Lucrezia e il suo successivo suicidio. Dal Rinascimento, la storia di Lucrezia divenne un soggetto popolare nell’arte, sebbene la scena più frequentemente raffigurata fosse quella del suicidio di Lucrezia stessa, che la rendeva un esempio di virtù. Il momento qui rappresentato è invece raramente raffigurato. La storia di Lucrezia, narrata da Tito Livio, è un drammatico racconto di virtù e onore romano. Moglie esemplare di Collatino, fu violentata da Sesto Tarquinio, figlio del re di Roma. Dopo aver rivelato l’atroce sopruso al padre e al marito, e averli esortati alla vendetta, si suicidò per preservare il proprio onore e quello della sua famiglia. Questo evento scatenò la rivolta che portò alla cacciata della monarchia e all’instaurazione della Repubblica Romana. Per il suo formato allungato, il presente dipinto fa probabilmente parte di una serie che illustra la storia. Stile e composizione suggeriscono che fosse attivo ad Anversa negli anni Quaranta del Seicento. L’ identificazione del pittore, che ha lasciato le sue iniziali sullo sgabello in primo piano, è Jan van den Hecke (1620-1684), noto principalmente per le sue nature morte, ma di cui è anche noto che abbia dipinto scene storiche. Il Niederländisches Küntler-Lexikon, I, p. 653, di Alfred von Wurzbach, riporta che egli firmava con le iniziali. Jan van den Hecke (Kwaremont, 1620 – Anversa, 1684) è stato un pittore fiammingo poliedrico, noto per nature morte, paesaggi e scene di battaglia. Dopo l’apprendistato ad Anversa con Abraham Hack, divenne maestro nel 1641-1642. Si recò a Roma, dove fu patrocinato da Paolo Giordano II Orsini, e probabilmente anche in Francia. A metà degli anni ’50 si trovava a Bruxelles, dove lavorò per l’arciduca Leopoldo Guglielmo d’Austria, grande collezionista d’arte, in particolare di dipinti floreali. Nel 1657 tornò ad Anversa e nel 1660 sposò Maria Adriana Heyens, con cui ebbe tre figli, tra cui Jan van den Hecke il Giovane, anch’egli pittore. Tra i suoi allievi noti figurano Peeter van der Elstraeten e Peeter de Clerc. Morì ad Anversa nel 1684. La sua opera spaziava da nature morte di fiori, frutta e selvaggina, a scene di animali, paesaggi, scene di genere, scene militari e dipinti allegorici. Fu particolarmente abile nel dipingere fiori, creando anche “pitture a ghirlanda”, un genere tipicamente fiammingo sviluppato da Jan Bruegel il Vecchio, spesso in collaborazione con altri artisti. Realizzò anche nature morte con cani e “pronkstilleven” (nature morte opulente), dimostrando maestria nel riprodurre oro, argento, cristallo e porcellana.

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