Pierre Antoine Demachy (1723 – 1807), Capriccio architettonico

Pierre Antoine Demachy (Parigi, 1723 – Louvre, 1807)

Capriccio architettonico

Olio su tela, cm 63 x 75

Con cornice, cm 72 x 84

Dominata da un certo rigore compositivo e prospettico, l’opera in esame rappresenta un pregevole esempio di Capriccio architettonico, ovvero di quel genere in voga nel XVIII secolo iniziato dall’emiliano Panini e che consisteva nel ricreare composizioni aventi per soggetto architetture e rovine antiche, assemblati in maniera fantasiosa.

Pressoché al centro della tela svetta un obelisco chiuso ai lati da imponenti edifici classicheggianti che degradano sul fondo. Fanno da quinta scenica in primo piano il pronao di un tempio corinzio da un lato, e dall’altro un’alta base che sorregge una colonna su cui sono accatastati alcuni frammenti lapidei, sulla scia del Panini e del Ghisolfi. 

Si scorgono poi un tempio a pianta circolare e un arco trionfale, mentre sfuma all’orizzonte una piramide, come quella voluta da Caio Cestio a Roma. Animano la scena alcune figure che agiscono in proscenio. 

Il richiamo alle antichità classiche e in particolare romane permette di riferire l’opera al pittore francese Pierre Antoine Demachy nato a Parigi nel 1723. Egli si formò all’Accademia Reale di pittura e scultura nel 1753 ove fu allievo di Giovan Battista Servandoni, artista specializzato nei capricci architettonici e Tromp l’oeil. il Servandoni fu allievo diretto del Panini a Roma e da lui apprese i principi del genere del Capriccio, i quali vennero trasmessi al Demachy, anche grazie alla circolazione di incisioni delle opere del maestro emiliano in Francia. Demachy dimostra Si può inoltre presupporre che il Demachy conobbe indirettamente anche i lavori della famiglia di scenografi e architetti Galli di Bibbiena. 

Demachy non lasciò infatti mai la Francia ma, ciò nonostante, era solito apporre alle sue opere la firma seguita da “Roma”, richiamando la forte influenza italiana e soprattutto paniniana: non a caso il Mercurio dell’ottobre 1757 scrisse che i Capricci esposti dal Demachy potevano essere scambiati per quelli del Panini. 

Demachy inoltre era solito raffigurare monumenti parigini in costruzione o demolizione dall’accentuato carattere ruinistico, ma anche interni di cattedrali e chiese, di cui un esempio è il Capriccio conservato al Louvre di Parigi. 

L’opera del Demachy in forte ripresa di modelli paniniani contribuì alla diffusione del genere in Francia, anche grazie alla riproduzione a incisione di alcuni suoi capricci che servivano agli ebanisti dell’epoca per decorare a intarsio gli arredi. 

L’oggetto è in buono stato di conservazione

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