XVIII secolo
cm 28 x 42
Scuola francese, XVIII secolo
Giovane leone
Olio su tela, cm 28 x 42
Recante iscrizione sul retro della cornice “M Lepescheux” e l’etichetta del rivenditore A LA PALETTE D’OR
L’opera che qui possiamo osservare rientra nel genere della pittura animalista, che già a partire dal XVII secolo seppe ritagliarsi un proprio ruolo all’interno del panorama artistico europeo; in questo periodo infatti, furono molti gli artisti nordici, in special modo fiamminghi che si specializzarono nella rappresentazione di animali, spesso inserendoli in quadri che rispondevano a generi diversi, come ad esempio la natura morta o viva, ma che includevano nei propri soggetti anche figure animali realizzate con estrema minuzia. L’attenzione al dato reale, lo studio dei dettagli anatomici, il precoce interesse per la biologia animale e vegetale, esplicitato tramite studi e i disegni di animali e piante da inserire in libri e manuali di carattere scientifico, e il gusto della committenza per questo opere permise di far proliferare questo genere pittorico che spesso vedeva artisti specializzati collaborare con colleghi abituati a dipingere altri soggetti, realizzando particolari di animali o di nature morte nei quadri di altri pittori: un esempio su tutti è rappresentato dal sodalizio fra Frans Snyders, fra i primi animalisti fiamminghi, e Peter Paul Rubens. La tradizione fiamminga ebbe un impatto sostanziale anche nella vicina Francia, i cui pittori nel corso del Seicento e del Settecento, studiarono i modelli dei fiamminghi e ne frequentarono le botteghe come diretti allievi: fra questi possiamo citare Alexandre-François Desportes (1661-1743), Jean-Baptiste Huet (1745-1811) e Jean-Baptiste Oudry (1686-1755). La tradizione francese per questi soggetti si configura all’interno della pittura animalier, che vive un periodo di particolare fortuna grazie a diversi fattori come la crescente attenzione degli artisti rispetto alla rappresentazione della natura, così come la nascita, nell’arco fra Sette e Ottocento, della biologia e della zoologia come discipline scientifiche fanno sì che il genere vada in contro ad un processo di rapida evoluzione; inoltre, è necessario ricordare come l’espansione coloniale dello stato francese portò alla scoperta di nuove specie animali, che divennero soggetti di grande fascino per gli artisti. Quest’ultimo punto ci permette di considerare con maggior specificità il leone che qui viene rappresentato sdraiato in mezzo ad una fitta boscaglia da cui riusciamo a scorgere solamente un piccolo angolo di orizzonte. Nonostante la posa rilassata, lo sguardo è intenso e guardingo, come se il felino fosse pronto a reagire prontamente verso lo spettatore, il quale può illusoriamente entrare in contatto con l’animale dato il taglio ravvicinato e la collocazione in primo piano. Il dipinto si configura nel XVIII secolo, periodo in cui altri artisti francesi decisero di raffigurare animali esotici all’interno delle proprie opere, fra cui, appunto, i leoni, simbolo di forza e maestosità. Il felino qui esposto si dimostra, inoltre, un antesignano dei futuri leoni realizzati da grandi maestri francesi dell’Ottocento come Théodore Géricault, Eugène Delacroix e Antoine-Louis Barye, noto anche per le sculture oltre che per i dipinti di tipologia animalier. Le iscrizioni con il nominativo di “M Lepescheux” e l’etichetta del commerciante d’arte “Palette d’or” confermano l’origine francese del quadro.

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