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Epoca

XVI secolo

Misure

cm 49 x 41 Con cornice, cm 50 x 51

Descrizione

Scuola veneta, prima metà del XVI secolo

Natività

Olio su tavola, cm 49 x 41

Con cornice, cm 50 x 51

 

La tavola in esame raffigura la Natività, un tema iconografico estremamente diffuso e amato soprattutto in ambito devozionale. La scena è dominata dalle figure di San Giuseppe e della Vergine Maria, affiancati dal Bambino Gesù deposto nella mangiatoia. La composizione è equilibrata e si sviluppa orizzontalmente, con le due figure principali che creano un asse visivo che culmina nel Bambino. San Giuseppe, a sinistra, è raffigurato come un uomo anziano e barbuto, avvolto in un mantello giallo dorato che cattura la luce, mettendolo in risalto. La sua espressione è contemplativa e assortita, le mani giunte in un gesto di preghiera o di riverenza. Il suo volto mostra un certo realismo, con rughe che suggeriscono l’età e la saggezza. La Vergine Maria, a destra, è inginocchiata e rivolge lo sguardo al Bambino con un’espressione di tenera devozione e malinconia. Il suo abito è caratterizzato da tonalità più scure, un blu profondo e un rosso bordeaux, dal panneggio morbido e con volumi che conferiscono solidità alla figura. Entrambi i personaggi presentano un’aureola dorata, simbolo della loro santità. Il Bambino Gesù è nudo, sdraiato nella mangiatoia, e simboleggia il fulcro luminoso della scena, irradiando una luce che illumina i volti dei genitori. Dietro di lui, in penombra, si intravedono le teste del bue e dell’asinello, presenze tradizionali che contribuiscono a quest’atmosfera di umile sacralità.

Lo stile della tavola presenta caratteristiche che la collocano nella prima metà del Cinquecento veneto, come l’uso del colore, con le sue sfumature e la ricerca di effetti luminosi, in linea con la tradizione coloristica veneta. La solennità delle figure, la loro plasticità e il modo in cui sono immerse nell’ambiente suggeriscono l’influenza della figura carismatica di Giovanni Bellin, la cui lunga e feconda carriera abbracciò la transizione dal Gotico Internazionale al pieno Rinascimento. Bellini non fu solo un maestro incomparabile, ma anche il punto di riferimento per una generazione di artisti che avrebbero portato la pittura veneta a vette ineguagliate, tra i quali si possono menzionare Cima da Conegliano, Giorgione o Tiziano. Un altro aspetto fondamentale che inserisce la tavola nel filone della pittura veneta del primo Cinquecento è l’elevazione del paesaggio da semplice sfondo a elemento co-protagonista della narrazione: esso non è più solo un elemento decorativo, ma contribuisce a definire l’atmosfera emotiva dell’opera, introducendo anche il tema dell’angelo annunciante visibile in alto a sinistra. Pur mantenendo una sua individualità, l’artista di questa Natività mostra chiaramente l’influenza belliniana nella costruzione equilibrata delle composizioni e nell’uso di colori limpidi e luminosi, il paesaggio idilliaco con l’architettura in primo piano, e un’atmosfera di pacata devozione. A tal proposito è possibile citare come paragone un’interessante Natività attribuita a Francesco Prata da Caravaggio, artista lombardo che pur non entrando in diretto contatto con il territorio veneto, ne acquisisce la lezione grazie anche alla mediazione della scuola di artisti come Romanino e Savoldo. La sua opera mostra un chiaro debito verso il tono cromatico e la luminosità tipici della pittura lagunare, arricchendosi di colori saturi e vibranti. Le figure conservano una solida volumetria e una certa monumentalità, prestando una certa attenzione alla matericità dei corpi e dei tessuti.

Approfondimenti

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