XVII secolo
cm 54 x 105
Seguace di Evaristo Baschenis (Bergamo, 1617 – 1677)
Coppia di nature morte con strumenti musicali
(2) Olio su tela, cm 54 x 105
Con cornice, cm 64 x 115
La coppia di tele orizzontali in esame ci mostra due interessanti nature morte che presentano una ricca e dettagliata composizione di strumenti musicali, animali, cibi ed oggetti di diversa specie e funzione, perfettamente orchestrata all’interno di spazi neutri, contraddistinti solo da un ripiano in pietra appena visibile in primo piano. L’accurata disposizione degli oggetti solo apparentemente casuale ci portano ad identificare il loro autore come un seguace del celebre pittore bergamasco Evaristo Baschenis (Bergamo, 1617 – 1677), sulla base di un calzante confronto con la Natura Morta con strumenti musicali conservata al Museum of Fine Arts di Boston. Entrambi i dipinti riflettono, infatti, la predilezione per l’accostamento di strumenti musicali, come il pianoforte ed il liuto, che traevano ispirazione da quelli suonati da ensemble da camera che si esibivano per gli ospiti invitati in case private, con altri elementi simbolici, tipica del genere sviluppatosi nell’Italia settentrionale del Seicento. Le nature morte con strumenti musicali di Baschenis divennero così famose in tutta Italia che, negli anni 1640, l’artista stesso fondò un laboratorio per produrre copie e varianti dei suoi dipinti. La prima tela propone una struttura compositiva basata sulla celebrazione degli strumenti musicali e della natura morta, ma con un’impronta più esotica e sontuosa. L’attenzione è immediatamente catturata dalla figura imponente di un grande pappagallo rosso e azzurro sulla sinistra, simbolo di lusso che conferisce alla scena un tono più vivace e meno austero. Al centro della composizione domina un organo da tavolo o un piccolo clavicembalo con la tastiera in legno, sopra il quale si trova lo spartito musicale. Dietro il pappagallo, si nota un piccolo orologio da tavolo con una campana, richiamo al concetto di tempus fugit. Sul lato destro, si sviluppa una ricca composizione di frutta, con grappoli d’uva bianca e scura, ciliegie rosse ed altri frutti estivi disposti in una ciotola e sparsi sul piano. Il protagonista della seconda tela, invece, sembra essere un grande strumento a corda, forse un contrabbasso o una viola da gamba molto grande, il cui corpo in legno lucido occupa gran parte dello spazio. Accanto ad esso, appoggiato, si distingue un violino più piccolo, riposando su alcuni drappi e spartiti musicali. Alla sinistra, su una superficie rialzata, è posizionato un globo terrestre con una mappatura antica, al di sotto del quale è posizionata una ciotola bianca colma di castagne, affiancata da un agrume. La rappresentazione della frutta e degli strumenti musicali non è solo realistica, ma fortemente intrisa di un senso di vanitas, ricordando allo spettatore l’ineluttabilità del tempo che passa e la caducità dei piaceri terreni. L’elemento più singolare e narrativo si trova sulla destra: una piccola cornice che racchiude un quadro nel quadro. Questo dipinto raffigura una scena di genere, con figure popolari impegnate in un banchetto o una festa rustica, suggerendo un contrasto tra il mondo elevato dell’arte e della musica e quello più terreno e popolare. Gli spartiti musicali sparsi contribuiscono a dare un senso di attività interrotta, come se il musicista si fosse allontanato un attimo prima.
Evaristo Baschenis nacque a Bergamo il 4 dicembre 1617, figlio di Pietro. Compì gli studi per diventare sacerdote ma, seguendo una tradizione familiare, si dedicò parallelamente al disegno e alla pittura. Una volta ordinato, divenne noto come il “Prete Evaristo,” soprannome che per denominazione popolare si trasformò in “Prevarisco.” La sua condizione di ecclesiastico gli permise di viaggiare e di dedicarsi all’attività pittorica con una certa libertà. Studiò dal 1639 al 1642 presso il pittore cremasco Gian Giacomo Barbelli e si recò in viaggio, tra l’altro, a Roma (nel 1650, anno giubilare) e a Venezia.
La sua arte si sviluppò inizialmente attraverso nature morte di carattere assai vario, come testimonia un esemplare già nel palazzo del conte Lupi con vasellame da cucina, funghi, polli e lumache, o composizioni che includevano pesci, verdure, cofanetti e conchiglie. Un’altra composizione, che si presume risalga intorno alla metà del secolo, raggruppava invece un ricco tappeto ripiegato, un cuscino ricamato, vasi istoriati e uno specchio. Due opere fondamentali che mostrano la sua abilità sia come pittore di figura sia come eccellente compositore di nature morte si trovano nella raccolta dei conti Agliardi in via Pignolo a Bergamo. Una di queste, risalente al 1670 circa, è un autoritratto che lo raffigura mentre suona la spinetta, accompagnato dal giovane conte Agliardi alla mandola, con diversi strumenti musicali disposti su un tappeto. Fu proprio l’attrattiva per le composizioni dominati dagli strumenti musicali a consentirgli di raggiungere la più alta espressione della sua arte in un secondo momento. Il Baschenis, che aveva anche una spiccata tendenza per la musica, comprese il valore estetico degli strumenti realizzati da liutai geniali dell’epoca come Nicola Amati, Guarneri e Stradivari. Li rappresentò in tele costruite con un impianto rigorosamente prospettico, accostandoli variamente e fissandoli nelle loro forme e tonalità. Grazie a una eccezionale abilità tecnica e un profondo senso di verità, riuscì a rendere con finezze incomparabili i giochi di riflessi, la morbidezza delle ombre e le delicate policromie dei legni e dei materiali. Le sue opere sono ora conservate in importanti musei italiano e stranieri come le Gallerie dell’Accademia (Venezia), l’Accademia Carrara (Bergamo), l’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano), il Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique (Bruxelles) e il Museum of Fine Art di Boston.
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