XIX secolo
cm 55,5x77
XIX secolo
Due vedute marine con il castello aragonese di Baia e del Golfo di Napoli
Olio su tela, cm 55,5×77
Le due opere pittoriche in esame si classificano come vedute marine realizzate nel corso del XIX secolo. Tale cronologia le colloca al culmine dell’era del Grand Tour e nell’ambito del Romanticismo europeo, con specifiche risonanze nella pittura paesaggistica italiana meridionale.
La localizzazione iconografica (il Vesuvio e la costa campana) suggerisce una forte affiliazione con il Vedutismo Napoletano. In particolare, l’attenzione all’effetto atmosferico e all’immediatezza luministica, in contrasto con la rigidità del Vedutismo settecentesco di matrice vanvitelliana, rimanda direttamente all’influenza della Scuola di Posillipo (attiva dagli anni ’20 del secolo). Artisti come Anton Sminck van Pitloo e Giacinto Gigante furono pionieri nel superare il disegno accademico a favore della macchia, privilegiando lo studio en plein air e la cattura della luce variabile.
La prima tela, più ampia, abbraccia l’intero Golfo di Napoli con il Vesuvio fumante sullo sfondo. Qui, il sublime prende il sopravvento: la città si distende in un’armonia di architetture, ma l’attenzione è rapita dalla minaccia latente del vulcano. L’artista gioca con una luce dorata e atmosferica, tipica dell’alba o del tramonto, fondendo il dinamismo delle barche in primo piano con la stasi monumentale della montagna.
Nella seconda vediamo raffigurata l’inconfondibile mole del castello aragonese di Baia con le sue imponenti mura spagnole che si stagliano sul mare agitato, un vero baluardo marittimo. Questa fortezza, voluta da Alfonso II d’Aragona nel 1495 e poi potenziata da Don Pedro de Toledo, sorge tuttavia sulle rovine di una ben più antica e lussuosa dimora romana, forse quella di Giulio Cesare. Oggi, dopo secoli di storia militare e di usi diversi, il castello è divenuto il Museo Archeologico dei Campi Flegrei, custode silenzioso dei tesori di un’area ricca di storia che abbraccia l’antichità romana e il Rinascimento.
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