XIX secolo
cm 68 x 58
XIX secolo
Sibilla
Olio su tela, cm 68 x 58
Con cornice, cm 75 x 65
Questo dipinto raffigura una figura femminile, probabilmente una sibilla, secondo delle modalità che richiamano lo stile di Raffaello e del classicismo bolognese, che dei modelli raffaelleschi fa tesoro, in particolare le opere di Guercino: il dipinto presenta infatti delle chiare somiglianze con capolavori quali La santa Caterina di Alessandria del Sanzio alla National Gallery di Londra e la Sibilla persica e la Sibilla Samia del Guercino. La figura è presentata a mezzo busto e lo sguardo è rivolto verso l’alto, con un’espressione di contemplazione o ispirazione divina, tipica delle raffigurazioni delle Sibille. I capelli scuri sono acconciati in voluminose ciocche che incorniciano il viso.
La donna indossa un mantello o un velo di un colore rosa intenso, che avvolge le sue spalle e il busto. Il tessuto ha pieghe morbide e realistiche, che aggiungono profondità alla figura. Al di sotto del drappeggio colorato, si intravede un indumento di colore scuro, probabilmente grigio o marrone. Lo sfondo è neutro e di un colore uniforme che permette alla figura di risaltare. La luce sembra provenire dall’alto, illuminando il viso e il drappeggio in modo da creare chiaroscuri pronunciati, una caratteristica distintiva dell’arte barocca e in particolare di artisti come Guercino, che eccelleva nel modellare le forme attraverso l’uso sapiente della luce e dell’ombra. Nel mondo antico molti erano gli indovini e i profeti che nel nome di un dio emettevano predizioni. Presso le sedi oracolari, era diffusa la credenza che fossero esistite molte interpreti femminili della parola divina, non soggette al passare del tempo, isolate dal mondo e poco inclini a mostrarsi ad occhi umani; queste erano le Sibille. La Pizia di Delfi è il caso più noto, ma lo scrittore latino Marco Terenzio Varrone (116-27 a.C.) ne elencò dieci: la persiana, l’eritrea (da Eritre, in Lidia), l’ellespontia, la frigia, la cimmeria, la libica, la delfica, la samia, la cumana e la tiburtina (alcune raffigurate da Michelangelo nella Cappella Sistina). Addirittura, qualcuno pensava che si trattasse di un’unica Sibilla, immortale, che si spostava nei diversi luoghi.

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