XVIII secolo
38 x 26,5 cm
XVIII secolo, ambito di Carlo Maratta (Camerano, 1625 – Roma, 1713)
Sacra famiglia
Olio su rame, 38 x 26,5 cm
Con cornice, 55,5 x 44,5 cm
Carlo Maratta, nato a Camerano, nelle Marche, nel 1625 e spentosi a Roma nel 1713, è stato una delle figure più eminenti e influenti della pittura romana del Seicento. La sua lunga e prolifica carriera lo vide affermarsi come erede e continuatore della grande tradizione classicheggiante avviata da Annibale Carracci, Reni, Guercino e Domenichino, divenendo il punto di riferimento per intere generazioni di artisti. Giunto a Roma in giovane età, Maratta entrò nella bottega di Andrea Sacchi, un pittore che già propendeva verso un classicismo più composto e meno drammatico rispetto alle tendenze barocche allora dominanti. Questa formazione fu cruciale per lo sviluppo del suo stile, caratterizzato da una pittura elegante, misurata e dotata di una raffinata bellezza. Maratta si distinse per la chiarezza compositiva, l’equilibrio delle forme e l’uso sapiente del colore, evitando gli eccessi teatrali e la retorica esasperata che pure permeavano molta arte del suo tempo. Le sue opere, siano esse pale d’altare, affreschi o ritratti, sono pervase da un senso di armonia e pacatezza. La sua influenza si estese ben oltre la sua produzione artistica. Carlo Maratta fu un accademico stimato e ricoprì per lunghi anni la carica di “Principe” dell’Accademia di San Luca, l’istituzione che regolava la vita artistica romana. La sua bottega fu una vera e propria fucina di talenti, dove si formarono numerosi pittori che avrebbero poi diffuso il suo stile in Italia e in Europa. Considerato il “restauratore” della pittura, per la sua capacità di riportare un’armonia e una compostezza che taluni ritenevano smarrite nel pieno Barocco, Maratta fu insignito anche del titolo di Cavaliere e fu oggetto di grande ammirazione da parte dei pontefici e delle più importanti famiglie nobiliari dell’epoca. La sua eredità stilistica, basata sulla ricerca della bellezza ideale e sulla purezza delle linee, ha lasciato un’impronta indelebile nell’arte successiva, rappresentando un ponte tra il classicismo seicentesco e le istanze neoclassiche che avrebbero dominato il secolo successivo.
Proprio all’ambito marattesco è ascrivibile questo rame con la Sacra famiglia con il bambino leggente: la composizione appare infatti ripresa da un’opera del maestro attualmente conservata presso il Museum of Fine Arts di Tulsa, in Arizona; nel nostro dipinto, rispetto alla versione marattesca, si denota il ruolo più centrale e partecipativo della figura di San Giuseppe, vero e proprio attore piuttosto che spettatore della profonda e intima complicità tra madre e figlio.

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