Pandolfo Reschi (1640 ca. –1699), Coppia di scene raffiguranti la Battaglia di Fornovo

Pandolfo Reschi (Danzica, 1640 ca. – Firenze, 1699)

Coppia di scene raffiguranti la Battaglia di Fornovo

(2) Olio su tela, cm 55 x 92

La coppia di dipinti qui presentata, oli su tela, cm 55 x 92, raffigura due scene di battaglia riconducibili alla mano dell’artista polacco Pandolf Resch, italianizzato Pandolfo Reschi (Danzica, 1640 ca. – Firenze, 1699), ricordato come il miglior “battaglista” tra i pittori fiorentini.

Trasferitosi in tenera età a Roma, si formò dapprima al fianco del maestro fiammingo Livio Mehus, approdando successivamente presso la bottega di Jacques Courtois, detto il Borgognone, dove iniziò a dedicarsi alla pittura di genere. Seguendo il Mehus nei suoi viaggi a Firenze fu ingaggiato, intorno al 1670, dalla corte medicea sotto la protezione del cardinale Francesco Maria de’ Medici, presso il quale visse tra il 1680 fino al giorno della sua morte. I suoi quadri furono molto apprezzati e commissionati dalle maggiori famiglie nobili toscane, in particolar modo si possono citare i Gerini e i Corsini. Nel corso della sua fiorente carriera lavorò, inoltre, per la Galleria degli Uffizi sotto la direzione dell’erudito e architetto fiorentino Giacinto Marmi, accrescendo ulteriormente la sua fama.

Le tele esaminate, ripercorrono la celebre Battaglia di Fornovo, scontro breve ma sanguinoso che ebbe luogo il 6 luglio 1495 a Fornovo di Taro, non distante da Parma, durante le Guerre Italiane: di fatto, in lontananza, sembrerebbe visibile proprio la sommità del Duomo di Parma, con il campanile in stile romanico lombardo e il Battistero di San Giovanni. Durante la battaglia si affrontarono l’esercito di Carlo VIII di Francia – composto da francesi, mercenari svizzeri e un nutrito contingente di italiani – e quello della Lega Antifrancese – formato dagli eserciti di Milano e Venezia, per la gran parte composti di mercenari, italiani, dalmati, greci e tedeschi. Preponderante nelle tele diventa la rappresentazione del furioso scontro fisico, del groviglio di corpi e dell’accesa atmosfera della battaglia campale, incupita da fumi e polveri. Come è stato più volte sottolineato, decisivo fu l’apporto di Borgognone nell’elaborazione di questa tipologia di battaglia, nella quale l’impianto monumentale, già inaugurato da Salvator Rosa, si arricchisce di notazioni realistiche e al tempo stesso è ridimensionato ad un centro focale più ristretto. Esistono, di fatto, interessanti elementi che confermano l’attribuzione della coppia a Pandolfo Reschi: la composizione concitata e drammatica, un punto di vista ravvicinato che privilegia i gruppi in primo piano; l’atmosfera fumosa, appesantita dagli scoppi di artiglieria e dalla polvere sollevata nello scontro, il digradare della scena verso l’orizzonte attraverso un uso del colore che si fa sempre più sintetico. Un altro “topos” del genere battaglistico sul quale si cimenta Reschi è quello della mobilitazione di truppe a cavallo e del loro appostamento strategico prima dello scontro. La presenza di un esile albero sullo sfondo a sinistra e la scansione dei piani attraverso elementi vegetali è una caratteristica ravvisabile in altre opere simili dell’artista. Rispetto ai grandi maestri sopracitati il suo stile si distacca per certe coloriture metalliche, al limite della freddezza, rendendo di fatto la sua produzione particolarmente originale e ricercata dai collezionisti della sua epoca. Molte delle sue tele sono oggi conservate in prestigiose gallerie e collezioni private, tra cui si contano la Galleria Palatina e la Galleria di Palazzo Medici Riccardi. 

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