Scuola Lombarda, XVIII secolo, La Pace vince sulla Discordia

Scuola Lombarda, XVIII secolo,

La Pace vince sulla Discordia

Olio su tela, cm 110 x 63

Con cornice, cm 120 x 73

Al centro della tela è raffigurata la personificazione della Pace, identificabile dal ramo d’Ulivo che denota il mitigare degli animi adirati dei contendenti tenuto fra le dita della mano destra, e dalla corona con fiori. Rami e foglie d’ulivo ritornano più volte all’interno del dipinto: lo si vede infatti attorno ai seni dell’Allegoria della Pace, e trasportato da una colomba che vola in alto nel cielo. 

La Pace siede su di un’altra figura femminile vestita di rosa e con il capo coperto. Volteggiano sopra esse tre putti, di cui uno reggente uno specchio e uno pronto a incoronare d’alloro, simbolo di vittoria, la figura centrale. Lo specchio è attributo della Prudenza, nel quale ella si riflette e contempla sé stessa, non già per autocompiacimento, come nel mito di Narciso, bensì nella prospettiva filosofica del nosce te ipsum. Anche l’alloro è un attributo della Prudenza, e simboleggia l’uomo prudente che pondera e riflette prima di agire. Infine, perisce a terra una figura anguicrinata che stringe in mano una fiaccola: è la personificazione della Discordia. La scena è inserita in un paesaggio in cui si scorgono a destra edifici di una città e a sinistra una imbarcazione dalle vele spiegate e sormontate da vessilli.

La scena, pregna di significati allegorici e simbologie, raffigura la Pace che vince sulla Discordia ed è forse stata commissionata per celebrare il trionfo ottenuto probabilmente dal committente durante un conflitto. Trionfo conseguito anche grazie alla capacità dello stesso di ponderare le decisioni e di pianificare strategie come suggerisce la personificazione della Prudenza. 

Stilisticamente la tela presenta affinità con la produzione artistica della scuola lombarda del Settecento, come enunciato dalla chiarezza e dalla sobrietà compositiva che caratterizza il dipinto, sviluppato lungo un asse centrale. Ciò nonostante, la tela non manca di vivacità, anzi, l’intersecarsi dei corpi dei putti in volo e l’intrecciarsi di braccia e di gambe dei vari personaggi conferisce un certo dinamismo alla scena, paragonabili a certe soluzioni di Francesco Corneliani (1748 – 1815), come ad esempio nella gloria dei Santi Gervaso e Protasio a Capriate San Gervasio (BG) ed in particolare nei movimenti dei putti in volo. I valori plastici e cromatici della tela si avvicinano ancora al Corneliani, come si evince nel ciclo delle quattro stagioni di Castello Malaspina a Carrara. Anche in Giuliano Traballesi (1727-1812) e nei dipinti raffiguranti allegoria a lui attribuiti conservati a Palazzo reale di Milano, è possibile riscontrare affinità con la tela in oggetto. In particolar si palesano affinità mettendo a confronta l’Allegoria della Prudenza della presente tela con Figura allegorica del Traballesi che sono raffigurate nella stessa posa, piuttosto austera e ieratica, mossa dalla presenza di un putto. Lo stesso si può dire per Allegoria di Zeffiro in cui la staticità di Zefiro contrasta con l’animosità del putto in volo, molto simile a uno di quelli rappresentato nella tela in esame.

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