XVII secolo
cm 88 x 109 x 40
XVII secolo
Monetiere
Varie essenze lignee, avorio, tartaruga, bronzo dorato
La sempre più raffinata precisazione nella realizzazione di monetieri si sviluppo parallelamente alla diffusione del collezionismo numismatico di monete nonché medaglie antiche e moderne. Il prestigio culturale e politico derivante dal possedere una collezione simile era sintomo non già dell’instancabile perizia nel ricercare rarità d’epoca quanto nella nomea necessaria, allora, per l’ottenimento delle stesse. Furono gli umanisti italiani, e con loro seguitamente i principi delle varie corti, a dare inizio alla richiesta di produzione di monetieri nel corso del Quattrocento; mentre fu di Pisanello il merito di aver riqualificato quale effimera preziosità la moneta contemporanea, mediante la sua celebrazione figurativa attraverso il suggestivo riutilizzo di simbolismi ed immagini pertinenti a glorie antiche. L’assoluto prestigio derivante dal possedere un esemplare totale di arte, quale appunto un monetiere, sintesi perfetta di scultura, arti applicate e fine disegno artistico, ne determinò nel corso del Cinquecento l’assidua richiesta sul mercato. Lo splendore esornativo per studioli, cabinets e aule di rappresentanza determinò una corsa continua all’ottenimento di materiali rari e prestigiosi come avorio e legname desueto per i territori di destinazione del pezzo artistico. A partire dal XVII secolo si inizia ad utilizzare come rivestimento la tartaruga principale delle superfici, alternato di volta in volta alle pregiate essenze esotiche come l’ebano e il palissandro, i metalli dorati, vetri dipinti e pietre dure. Protagoniste assolute nell’uso della pregiata tartaruga sono le produzioni dell’Italia meridionale. Mobile che deriva dallo stipo, mobile utilizzato per contenere oggetti di diversa natura e di uso differente ma si minute dimensioni. Il medagliere assume nel Rinascimento le caratteristiche di mobile d’arredamento con sue specifiche caratteristiche e diventa prezioso, talvolta dalle forme prese a prestito dall’architettura.
Il presente, la cui preziosità e testimoniata dall’utilizzo della pregiata tartaruga nonché da inserti in avorio e bronzo è un classico esempio di monetiere che riprende le sue forme da elementi architettonici. Di forma rettangolare il fronte del mobile è spartito in tre campi, due dei quali presentano quattro file di cassetti tutte realizzate con placche di tartaruga e decorate con inserti bronzei dorati. La spartizione regolare dello stipo, che poggia su basette in legno tornito, gli conferisce una particolare eleganza. Lo sportello centrale è invece composto da una complessa decorazione architettonica a forma di edicola: nella nicchia centrale ritroviamo la statua di una dea guerriera, un Atena con lancia, scudo elmo pronta alla battaglia inconriciata da una struttura a due colonne doriche in tartaruga su una decorazione che imita i mattoni di un edificio e sommità a timpano spezzato dove vi si trovano altre complesse decorazioni vegetali, fitomorfe e umane e l’episodio di Ercole che uccide il Leone di Nemea. Aprendo lo sportello vi si ritrova un altro prezioso vano, forse destinato a ospitare qualche oggetto prezioso. È l’apoteosi del lusso, pareti di specchio intervallate da colonne doriche e piano d’appoggio a scacchiera bianca e nera la cui preziosità è data dall’aggiunta dell’avorio ed ebano. Il tutto è corredato da quattro ulteriori cassettini nella parte sommitale e un altro cassetto più ampio nella parte bassa. La sommità dell’intero monetiere presenta invece un parapetto anch’esso decorato.
Si veda come termine di confronto altri monetieri e stipi come il Cabinet conservato presso la Jagiellonian University Museum (Cracovia), quello del Museo Nazionale di Varsavia e lo stipo delle Raccolte Artistiche del Castello sforzesco di Arte Applicata.
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