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Un’aquila ad ali spiegate cerca di sfuggire alla presa inesorabile di un enorme artiglio. Un’immagine forte, di libertà costretta, che Lalique ideò per il manifesto de “L’aiglon”, l’opera teatrale di Edmond Rostand di cui Sarah Bernhardt era la protagonista.

Da questa immagine nacque un gioiello poi acquistato dall’attrice e donato proprio a Rostand. La Bernhardt fu una grande estimatrice delle creazioni di Lalique, che, eleganti e visionarie, riflettevano il carattere tormentato della divina. E in effetti i gioielli di Lalique, il più gran maestro dell’Art Nouveau, racchiudono una duplice ispirazione: un amore profondo per la natura e una tensione, un pathos che rendono i suoi pezzi unici.

 

Abile disegnatore, inizia a lavorare nel laboratorio orafo di Aucoc e si fa presto notare in questo mondo tanto che Fouquet, capostipite di una celebre dinastia di gioiellieri parigini, dice di lui “Finalmente un grande creatore di gioielli contemporanei!”.

Dopo aver lavorato con Vever e Boucheron comincia ad avere successo per il suo stile molto personale. Emile Gallè lo definisce l’inventore del gioiello moderno. Il suo modo del tutto personale di ritrarre la natura si ispira agli splendori degli smalti rinascimentali e orientali, di cui recupera le tecniche del plique-à-jour e del cloisonnè, li arricchisce di vetri e cristalli di rocca e crea volumi sinuosi, rendendo i suoi gioielli delle vere e proprie sculture da indossare. Grande influenza sull’arte del maestro avrà anche la cultura giapponese, molto presente nell’Europa e sopratutto nella Francia tra fine ‘800 e inizio ‘900 proprio grazie alla diffusione del gusto orientalista che caratterizzò quel periodo dal punto di vista stilistico.

Attraverso il vetro, gli smalti, le pietre preziose, il calcedonio, il crisporasio Lalique dà vita ad un mondo onirico fatto di insetti, libellule, farfalle intrecciate con  tralci di fiori e tutto il mondo vegetale allora in voga nell’Art Nouveau. L’artista lavora ossessivamente sui materiali affinchè paesaggi, metamorfosi, ninfe e ninfee diventino un tutt’uno. La sua forza eversiva, la capacità di rendere il gioiello un oggetto d’arte a tutti gli effetti emergono pienamente all’Esposizione Universale del 1900: nel suo negozio i collezionisti fanno la fila per poter acquistare le sue creazioni. Ormai Lalique è una griffe a tutti gli effetti: oltre ai gioielli crea anche oggetti decorativi in vetro che diventeranno simbolo del suo stile, indissolubilmente legati al suo nome, tanto che nel 1933 il Musèe des arts dècoratifs di Parigi dedica loro una mostra, prima nel suo genere.

Ancora oggi ovviamente i gioielli di Lalique sono ricercati da collezionisti di tutto il mondo, e raggiungono cifre da capogiro.

Fonte: Oro Argento e Vintage